"Inget ont som inte har något gott med sig." - "No bad thing which doesn't bring something good."

mercoledì 31 agosto 2011

Perchè la Svezia?

Quando ho manifestato il desiderio di partire per questo viaggio, diverse persone mi hanno chiesto 'Perchè proprio la Svezia?'.


Filosoficamente parlando la migliore risposta ad una domanda del genere sarebbe 'Perchè no?', un escamotage che a volte permette di far cadere l'argomento per esasperazione (talvolta giustificata) dell'interlocutore ('Ok, ok, lascia stare.')
La realtà dei fatti è che non mi son sentito di rispondere in assoluto.
Quello per questo paese sarà il mio primo viaggio vero e proprio, e considerandolo 'un impegno nei confronti di me stesso' prima di ogni altra cosa, la sua dimensione è assolutamente ed ineffabilmente intima.

Forse l'intera questione apparirà più chiara 'permettendomi' di scoprirmi un pò, iniziando dall'inizio.
Mi chiamo Emanuele, ho 22 anni e vivo a Roma, dove studio Filosofia.
E fin qui...
Qualcosa che molte delle persone che conosco non sanno è che da circa 8 anni soffro di BDD (body dysmorphic disorder), un disturbo psicologico che in Italia è conosciuto come 'dismorfofobia'.
Non voglio dilungarmi su questo; tutto ciò che mi interessa è sottolineare che spazi aperti, luce solare e zone affollate mi creano non pochi problemi - naturalmente mio malgrado.

Questo è uno dei motivi per cui la prospettiva del viaggio non mi ha mai entusiasmato particolarmente : sapevo che non sarei riuscito a godermelo.
A che pro investire soldi, tempo ed energie nel programmare una partenza, se il rischio di non riuscire poi ad uscire dall'albergo è più che consistente?
Concorderete che non sarebbe stato uno spreco da poco.

Ma ogni situazione ha un punto di rottura, a dispetto della sua 'elasticità'.
A volte è sufficiente uno stimolo, che come accade proverbialmente spesso è inaspettato, e la sua effettività è ancor più spesso insospettabile.

Il mio è stato un libro.
Un pò banale forse, vero?
Ecco, però io non sto scrivendo dell'evento che ha provocato lo stimolo, ma di questa 'spinta' in sè.

Che relazione ci può essere tra soggetto ed oggetto in mancanza di un'azione?
Le pagine di cui parlo, rilegate, devono aver necessariamente esercitato qualche forza su di me , avermi suggerito una nozione, un'immagine, una risposta che ho sentito l'esigenza di concretizzare.



Il libro in questione è 'Lasciami entrare', di John Ajvide Lindqvist, edito in Svezia nel 2004 e tradotto in italiano nel 2006 da Giorgio Puleo.




Qualcuno di voi l'avrà letto, qualcun altro avrà visto il film diretto da Thomas Alfredson (2008), qualcun altro ancora ne avrà sentito parlare.

Riassumerò la trama con un inciso, cosa che data la mia prolissità non sono abituato a fare :
A Blackeberg, un sobborgo di Stoccolma, un dodicenne si innamora di una ragazzina che necessita di sangue per vivere.
Punto.
...Beh, non esattamente.

 Chi non ha avuto occasione di leggere il libro avrà notato che non ho scritto semplicemente 'un dodicenne si innamora di una vampira', e questo in primis perchè la suddetta (Eli, dalla quale ho preso in prestito il nome da blogger) Non è propriamente un vampiro, ed in secondo luogo perchè - dal mio punto di vista - il romanzo di Lindqvist Non è esattamente un horror.
'Cos'è allora?'
Non ci sono risposte univoche (come per ogni altra domanda), ma da parte mia 'Lasciami entrare' è principalmente un romanzo di formazione di impronta orrorifica, all'interno del quale 'la scabrosità' emerge essenzialmente correlata alle tematiche sociali (e quindi infra-mondane) presenti, piuttosto che a figure di fantasia e creature ultra-terrene.
Questo libro è una storia d'amore, e nella fattispecie la storia di un amore 'essenziale' tra due outcasts : Oskar, che subisce quotidianamente le persecuzioni di un gruppo di coetanei, ed Eli, una bizzarra ragazzina che esce solo di notte, emana uno strano odore e dice di non avere un vero amico 'da più di duecento anni'.

Lo stesso essere socialmente emarginati contribuirà allo sviluppo, tra i due, di un genuino sentimento d'affetto, tutt'altro che convenzionale.

Ma per non divagare eccessivamente credo sia il caso di tornare al come questa storia mi abbia fatto decidere di visitare la Svezia.
La ragione è semplice quanto apparentemente superficiale : il sentimento.
Dove per sentimento non intendo dire che confido di trovarlo nelle gelide pianure della Norrbotten, naturalmente, quanto piuttosto che non c'è una spiegazione effettivamente argomentabile.
Finito il libro ho sentito di volere andare in Svezia.

Una motivazione semplice (o minimale?), potete percepirlo senza rifletterci, è una buona motivazione.

Ho sentito che, non lo nascondo, avrei voluto vedere i luoghi descritti dall'autore, o, per meglio dire, avrei voluto trovarmi lì.
Certo, Blackeberg non è il massimo per un turista; non c'è nulla di rilevante da visitare, solo abitazioni e qualche bosco. Allo stesso modo è vero che ci sono città più belle di Luleå (dove sono state girate diverse scene della trasposizione cinematografica), ad esempio Malmö e l'intera Skåne (la Scania, la zona più a sud della nazione).
Ma Blackeberg è pur sempre parte di Stoccolma, che ho intenzione di girare in lungo ed in largo, e Luleå è pur sempre una meta turistica relativamente quotata... Con ciò intendo dire che non rinuncerò ai piccoli piaceri delle visite turistiche, dei musei e dei monumenti, ma che mi ritaglierò indubbiamente spazio e tempo per essere dove vorrei - anche ora - effettivamente essere, collezionare immagini delle ambientazioni (povere, insipide e ciò che si vuole) che questo meraviglioso libro descrive.

A questo punto è il caso di rassicurare chi, usufruttuario del cosìddetto 'senso comune' (mai abbastanza comune, in verità), potrebbe 'temere' che una volta lì la 'suggestione' prenda il sopravvento...
Non viaggerò da solo, infatti; con me ci sarà un buon amico, uno studente ben più esperto di me per ciò che concerne viaggi in terra straniera e tutte le possibilità che un'esperienza simile può offrire.

Il buon Alfie, studente universitario anche lui, sarà infatti il 'cervello' del gruppo; ancora - per il momento - estraneo al libro di Lindqvist e dotato di un gusto ineccepibile per l'arte come per i paesaggi, questo buon amico verrà con me in terra vichinga, mosso da un entuasiasmo diverso ma indubbiamente proporzionale al mio.

Naturalmente un blog come questo, così personale e 'particolare' (termine usato qui spoglio di accezioni), non ha la pretesa di attirare un gran numero di lettori.
In realtà si tratta, nelle aspettative, di realizzare un 'diario di preparazione', di mettere insieme appunti e pensieri di chi si appresta a fare il suo primo viaggio in assoluto ed a farlo molto lontano dalla sua città natale.

Una preparazione 'a partire da zero', letteralmente.
Ciò che mi auguro è che, se qualche curioso dovesse capitare per caso su questo blog o perchè anche lui sta programmando di andare in Svezia, la lettura dei miei post e la graduale progettazione di questa esperienza possa - se non essergli d'aiuto - perlomeno fargli passare il tempo.
E, perchè no, magari trasmettergli un pò di entusiasmo.

Oggi è il 31 agosto 2011. Il periodo nel quale contiamo di partire dovrebbe essere tra marzo ed aprile, subito dopo la sessione invernale di esami.
Abbiamo in programma di volare fino a Stoccolma, fermarci qualche giorno e quindi partire alla volta di Luleå.
Non ci fermeremo più di una settimana (si sa, la Svezia è meravigliosa, tutto funziona meglio ma è anche vero che tutto costa parecchio di più!)

Per la lingua, come molti di voi sapranno, non ci sono grossi problemi; la maggior parte degli svedesi (e di tutti gli scandinavi) sono fluenti in inglese.
Ma ciò non mi ha vietato di iniziare a studiare le basi dello svedese, una lingua del ceppo germanico che trovo particolarmente bella... E non così difficile come si pensa, a parte la pronuncia.
In questo senso mi sarà d'aiuto la mia corrispondente svedese, Sös, che abita a Lund (una cittadina facente parte, appunto, della Scania) ed alla quale sto insegnando un pö di italiano. Gli scambi linguistici sono una meraviglia, no?

Per il resto, mi sto naturalmente documentando sia tramite fonti ufficiali (tradotte) sia attraverso i diversi blog sparsi in rete di immigrati italiani in terra svedese.


Cercando di attingere ad un' auto-ironia di cui sono spesso sprovvisto, quella che verrà raccontata nei prossimi mesi è la storia di un ambiguo connubio tra la dismorfofobia, 'Lasciami entrare' e la Svezia.



Ah, non solo questo sarà il mio primo viaggio... Questo è anche il mio primo blog, quindi... siate clementi!

Eli